fulaghi
Un'altra figura "chiamata per nome" è la Margì, quattro di spade e moglie di Gioppino, un noto protagonista del teatro dei burattini locale.
Si incontrano personaggi particolari nelle carte da gioco della vostra città?
"La focaccia barese si prepara mescolando farina di grano tenero, sale, lievito e acqua. Ne deriva un impasto piuttosto liquido che si versa in una teglia rotonda, si condisce con olio, pomodori freschi, olive e poi si cuoce nel forno a legna. Proprio perché l'impasto è liquido, i pezzi di pomodoro e le olive sprofondano nella pasta, creando e riempendo dei piccoli crateri morbidi che diventano le parti più buone della focaccia. Si mangia calda ma non bollente, avvolta in un pezzo di carta da panificio, uscendo da scuola, al mare, per cena o anche per pranzo (o merenda o anche colazione, ma questa è roba da esperti): veloce, economico e deliziosamente unto.
La focaccia è una delle cose più buone al mondo. Mi trattengo dal dire che è la più buona per mantenere un minimo di prospettiva e per evitare il delirio campanilistico. Ci sono quelle sottili e croccanti, quelle altre e soffici, quelle con l'aggiunta delle patate o del rosmarino e molte altre varianti. Anche se la vera focaccia è quella con pomodori, olive, bordi bruciacchiati e basta. Va accompagnata, possibilmente, da una bella bottiglia di birra molto fredda. Se poi uno ha proprio voglia di un'incursione nell'alta cucina, il piacere supremo è la focaccia calda farcita con fette sottilissime di mortadella. La mortadella tagliata sottile, al contatto con la mollica calda e fragrante, sprigiona un profumo che fa impazzire le ghiandole salivari.
A differenza di molte cose buone, che sono scarse e spesso costose, la focaccia, a Bari, si trova ovunque ci sia un panificio. Cioè ovunque, e tutti se la possono comprare.
La focaccia, a Bari, è una metafora dell'uguaglianza e uno dei pochi simboli (fra questi, degne di nota anche le cozze crude) in cui i baresi riconoscono la loro identità collettiva.
Qualche ora prima, Paolo aveva detto che la cosa che gli mancava di più era il profumo della focaccia."
Gianrico Carofiglio - Né qui né altrove. Una notte a Bari - 2008
Andrea Zanzotto - Pieve di Soligo (TV) 1921
Ricordando Mariele Ventre e attendendo il Natale, una canzone dello Zecchino d'oro 1993, che nella sua semplicità ben interpreta lo spirito di questo blog.
Il testo è di Luciano Beretta (quello che ha scritto Il ragazzo della via Gluck) e lo trovate qui.
óro (orlo, bordo, lato) ≠ òro (metallo prezioso; "òro!" esclamazione tipica per: bene, benissimo, benone, molto bene!)
stéa (stella) ≠ stèla (grossa scheggia di legno) *