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è vero, anche qui si dice anche 'Cescu' per diminutivo Francesco, ma anche Chècu..il soprannome di Francesco Moser era anche 'Chècu' mi sembra,...esatto Caigo, dü =due (per 'secondo')
cmq anch'io sto studiandomi vecchi proverbi o detti 'dialettali' e sono grandiosi, ad es. : 'vardat dal cavàl cul restìn e dal vilàn ka sò'l Latìn' (=diffida del cavallo recalcitrante e del villico che parla Latino' (,...questo stesso c'è anche in una filastrocca Veneta: 'Vardarse dai gati, dale done che porta mostaci, dai cavai che patise el morbin, dai omeni che parla latin,'
Bella la filastrocca, non la conoscevo! In Veneto, con lo stesso significato, si usa dire "Ai tempi de Marco Caco..." e sembra sia riferito a tal Marco Cacamo, uno dei condottieri di parte veneziana nella guerra tra Venezia e Padova del 13° secolo. Altro che Francesco! Qui siamo molto, ma molto più indietro...
Però il parlare "latino", significa anche "parlare schietto, senza peli sulla lingua". La prima volta l'ho trovato come espressione siciliana, citata da Camilleri; poi ho visto che esisteva anche in Veneto e in altri dialetti del nord. Deriverebbe da "latus", nel senso di "ampio, senza restrizioni"
9 comments:
Nella mia zona lo chiameremmo Cesco.
Dü sta per due? (secondo)
è vero, anche qui si dice anche 'Cescu' per diminutivo Francesco, ma anche Chècu..il soprannome di Francesco Moser era anche 'Chècu' mi sembra,...esatto Caigo, dü =due (per 'secondo')
da noi è in uso dire al riguardo: la cosa vicchia a casa de li pazze more!
in Teatino intendi?,..guardavo ora il tuo blog, anche una zia di mia nonna faceva già il risotto con le ortiche, in effetti è molto buono
grazie ai Visconti che hanno introdotto la coltura del riso in Italia una 'decina' d'anni fa:)
cmq anch'io sto studiandomi vecchi proverbi o detti 'dialettali' e sono grandiosi, ad es. : 'vardat dal cavàl cul restìn e dal vilàn ka sò'l Latìn' (=diffida del cavallo recalcitrante e del villico che parla Latino' (,...questo stesso c'è anche in una filastrocca Veneta: 'Vardarse dai gati,
dale done che porta mostaci,
dai cavai che patise el morbin,
dai omeni che parla latin,'
Bella la filastrocca, non la conoscevo! In Veneto, con lo stesso significato, si usa dire "Ai tempi de Marco Caco..." e sembra sia riferito a tal Marco Cacamo, uno dei condottieri di parte veneziana nella guerra tra Venezia e Padova del 13° secolo.
Altro che Francesco! Qui siamo molto, ma molto più indietro...
Però il parlare "latino", significa anche "parlare schietto, senza peli sulla lingua". La prima volta l'ho trovato come espressione siciliana, citata da Camilleri; poi ho visto che esisteva anche in Veneto e in altri dialetti del nord. Deriverebbe da "latus", nel senso di "ampio, senza restrizioni"
Anche a Genova, i miei nonni usavano la locuzione in questo senso: "U gh'à parlou latin"="Gli ha parlato chiaro"
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