a proposito di verbi parte seconda
La sostituzione della “a” con la “i” nel suffisso dell'indicativo imperfetto, avviene sistematicamente anche nei verbi non ausiliari e, quindi: mangiàvite – con accento tonico sulla seconda sillaba; mangiàvino; córévite (correvate), córévino (correvano), mentre la prima persona plurale (mangiavamo, correvamo) viene sempre sostituita con la forma impersonale: noi si mangiava, noi si coréva, ecc. (del resto, questo avviene anche nel presente: noi si mangia, noi si córe, noi si gioca, ecc. in luogo di “noi mangiamo”, “noi corriamo”, “noi giochiamo”). Nel verbo modale "potere", la "d" si sostituisce alla "t" e spesso viene lasciata cadere la "v": podéa, podéino. Anche nell’imperativo dei verbi riflessivi, la “a” diventa “i”: “lèviti di torno!” (levati da torno); “làviti le mane!” (lavati le mani). Nell' indicativo presente, cambia la terza persona plurale: màngino (mangiano); càmbino (cambiano), gióchino (giocano); córino (corrono); vènghino (vengono); dòrmino (dormono), ecc. Per quanto riguarda le tre persone del singolare, sono di norma la seconda e la terza che, quando contengono un dittongo, si modificano (il dittongo scompare): “vèni” (vieni), vène (viene); téni (tiene), téne (tiene); pói (puoi); pó (può); vói (vuoi), vóle (vuole), ecc. Talvolta, si assiste anche ad una mutazione vocalica nella radice del verbo, come nel caso di "diventare" che si trasforma in "doventare": "quando i figlioli doventin grandi..." .
Non posso non accennare al passato remoto, in quanto assai curioso. I verbi appartenenti alla seconda e terza coniugazione (- ere, - ire), e che sono composti da più di due sillabe, come nascere, morire, apparire, si trasformano rispettivamente come segue (per semplificare, indico solo la terza persona singolare): nascétte; morìtte, apparitte (qui mi colpisce l'analogia con i dialetti campani!). Tuttavia, questo peculiare adattamento del passato remoto sta cadendo in disuso (non sentirete mai dire ad un giovane versilese "moritte" o "apparitte"!).
Non posso non accennare al passato remoto, in quanto assai curioso. I verbi appartenenti alla seconda e terza coniugazione (- ere, - ire), e che sono composti da più di due sillabe, come nascere, morire, apparire, si trasformano rispettivamente come segue (per semplificare, indico solo la terza persona singolare): nascétte; morìtte, apparitte (qui mi colpisce l'analogia con i dialetti campani!). Tuttavia, questo peculiare adattamento del passato remoto sta cadendo in disuso (non sentirete mai dire ad un giovane versilese "moritte" o "apparitte"!).
Ovviamente, la"versiliesizzazione" dei verbi, non riguarda solo il modo indicativo, bensì anche il congiuntivo: "mi pare vadi via" anziché "mi pare vada via", "credo siìno arivati" (siano arrivati), "speriamo venghi 'l sole" (venga) oppure "se facéssite, se andàssite, se fóssite" anziché " se faceste, se andaste, se foste".
Un'ultima curiosità:
I verbi contenenti il fonema “gl”, come “scegliere, sciogliere, cogliere”, alla terza persona plurale diventano: scèglino, sciòglino, còglino (nel versiliese più arcaico rispettivamente: scèlgino, sciòlgino, còlgino).
Un'ultima curiosità:
I verbi contenenti il fonema “gl”, come “scegliere, sciogliere, cogliere”, alla terza persona plurale diventano: scèglino, sciòglino, còglino (nel versiliese più arcaico rispettivamente: scèlgino, sciòlgino, còlgino).
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