Questo weblog è un prodotto amatoriale senza finalità di lucro. Non costituisce testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza periodicità. Non può pertanto considerarsi prodotto editoriale ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n. 62.
Gli articoli pubblicati sono frutto di libere manifestazioni di pensiero. Le immagini e i materiali audiovisivi utilizzati provengono da ricerche condotte nel World Wide Web, e sono pertanto ritenuti di pubblico dominio. Se tuttavia si dovessero ravvisare (anche su segnalazione) involontarie violazioni del copyright, o nel caso in cui testi o immagini recassero pregiudizio a terzi, si provvederà a rimediare.
Provo a sparare: forse perchè sono bianche come il vestito delle suore e anche perchè la forma ricorda un pò il copricapo di alcuni ordini di suore... Magari sono fuori strada?
monachina, s. f. dim. di ‘monaca’ (avanti 1590, S. Caterina de' Ricci), Il significato di ‘faville’ dato a monachine è così spiegato nelle Note al Malmantile (1688): “Per monachine intende quello che intendono i nostri fanciulli, cioè quelle piccole scintille che, nell'incenerirsi la carta, appoco appoco si spengono; e facendo un certo moto, pare che si dileguino, sembrando tante monache, le quali col loro lume in mano scorrano per dormentorio, andando a letto”, ma la spiegazione è più suggestiva che convincente. La metafora è propria non solo di tutta l'Italia dialettale (con la variante suora), ma anche della Spagna, della Catalogna e della Guascogna. Trovando nella Gironda la denominazione ‘pulci del parroco’, si pensa anche a una ‘desensibilizzazione’ della locuzione, per cui, analogamente, l'italiano monache potrebbe essere stato preceduto da pulci delle monache (effettivamente vivo nel territorio di Spoleto: burge dee mòneghe, a Eggi), che pungono, come fanno le scintille. Del resto la denominazione pulci (del prete) è nota anche ad altri dialetti italiani. [Dizionario interattivo Etimologico di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli]
dunque: la dicitura veneta esatta dovrebbe essere muneghetta (da monachina).
5 comments:
Provo a sparare: forse perchè sono bianche come il vestito delle suore e anche perchè la forma ricorda un pò il copricapo di alcuni ordini di suore...
Magari sono fuori strada?
le mie zie di bojon (VE) dicevano ciopéte e anche muneghe... ho cercato ovunque, dell'etimo manco l'ombra... la ricerca continua
monachina, s. f. dim. di ‘monaca’ (avanti 1590, S. Caterina de' Ricci),
Il significato di ‘faville’ dato a monachine è così spiegato nelle Note al Malmantile (1688): “Per monachine intende quello che intendono i nostri fanciulli, cioè quelle piccole scintille che, nell'incenerirsi la carta, appoco appoco si spengono; e facendo un certo moto, pare che si dileguino, sembrando tante monache, le quali col loro lume in mano scorrano per dormentorio, andando a letto”, ma la spiegazione è più suggestiva che convincente. La metafora è propria non solo di tutta l'Italia dialettale (con la variante suora), ma anche della Spagna, della Catalogna e della Guascogna. Trovando nella Gironda la denominazione ‘pulci del parroco’, si pensa anche a una ‘desensibilizzazione’ della locuzione, per cui, analogamente, l'italiano monache potrebbe essere stato preceduto da pulci delle monache (effettivamente vivo nel territorio di Spoleto: burge dee mòneghe, a Eggi), che pungono, come fanno le scintille. Del resto la denominazione pulci (del prete) è nota anche ad altri dialetti italiani. [Dizionario interattivo Etimologico di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli]
dunque: la dicitura veneta esatta dovrebbe essere muneghetta (da monachina).
Em, vedi però che le suore c'entrano...
Comunque brao!
'orca miseria Em... ma lei mi sta diventando un etimologo di fama. Chapeau!
Posta un commento
per non commentare da anonimo: nel menù "Commenta come" è possibile inserire un nickname scegliendo "Nome/URL". Chi vuole lascia vuoto il campo "URL".