20121104
20121012
Turtairö
via | Filo
turtairö (s.m.) | imbuto da cantina
(Candu l'üga a l'é maüra se vendegna, u turtairö u serve per travasà u vin.)
20120929
20120920
20120917
risi e luganighe
via | em
Le popolazioni del Veneto, non conoscono, si può dire, altra minestra che il riso, e però lo cucinano bene e in tante svariate maniere. Una è il riso sul brodo colla salsiccia; ma colà le salsicce le lasciano intere; io preferisco di sminuzzarle nel brodo quando vi si mette a cuocere il riso, il quale non è bene lavare, ma soltanto nettare e strofinare in un canovaccio per levargli la polvere. A me piace di unire al riso colle salsicce, o rapa o cavolo cappuccio. Sia l'una che l'altro vanno prima imbiancati, ossia mezzo lessati; tagliate la rapa a dadi, il cavolo a fettuccine e metteteli a soffriggere nel burro. Poco avanti di levare il riso dal fuoco aggiungete un buon pizzico di parmigiano per legarlo meglio e dargli più grato sapore.
Pellegrino Artusi
1891
20120914
Setembre
via | Filo
"A setembre e fighe i pende"
(A settembre i fichi pendono dagli alberi)
Raccogliere fichi era una delle azioni più comuni che si facevano un tempo nelle campagne di questa stagione.
Ma a volte poteva capitare che qualcuno raccogliesse fichi da alberi non suoi, come successe a quel tal Bacì: "Bacì u l'è andau pe' fighe, pe' fighe briansote, i l'han carregau de bote, oh poveru Bacì".
Però a me i fichi non piacciono!!
20120903
drìo
via | em
drìo, de drìo (avv.) | dietro
drìo, posto davanti al verbo lo muta al gerundio: el xe drìo fare (magnare, dire, ecc.) = sta facendo (mangiando, dicendo ecc.) [fonte: dialetto-veneto.it]
20120831
stranizza d'amuri
via | gaz
Stranizza d’amuri
‘Ndo vadduni da Scammacca
i carritteri ogni tantu
lassaunu i loru bisogni
e i muscuni ciabbulaunu supra
jeumu a caccia di lucettuli…
‘a litturina da ciccum-etnea
i saggi ginnici ‘u Nabuccu
‘a scola sta finennu.
Man manu ca passunu li jonna
sta frevi mi trasi ‘nda ll’ossa
‘ccu tuttu ca fora c’è ‘a guerra
mi sentu stranizza d’amuri… l’amuri
e quannu t’ancontru ‘nda strata
mi veni ‘na scossa ‘ndo cori
‘ccu tuttu ca fora si mori
na’ mori stranizza d’amuri… l’amuri.
Traduzione:
Nel vallone di Scammacca
i carrettieri ogni tanto
lasciavano i loro bisogni
e i mosconi ci volavano sopra
andavamo a caccia di lucertole
il vagone della circum-etnea
i saggi ginnici al Nabucco
la scuola sta finendo
man mano che passano i giorni
questa febbre mi entra nelle ossa
Anche se fuori c’è guerra
mi sento una stranezza d’amore…l’amore
e quando ti incontro per strada
mi viene una scossa nel cuore
con tutto che fuori si muore
non muore questa stranezza d’amore…l’amore.
di Franco Battiato - L’era del cinghiale bianco – 1979
20120805
20120730
20120727
mojo
via | em20120713
20120708
Va pian chi a trema incosa
via | Bluebabbler"Va pian !!! chì a trema incòsa ..." - Vai piano !!! Qui trema tutto ...
Avvertimento ormai comune ai bordi delle strade che affiancano le costruzioni a rischio di crollo. Come accade spesso, il messaggio è serio ma il tono è volutamente scherzoso e sdrammatizzante. Il tono di una popolazione che accusa il colpo ma si rimbocca le maniche e riesce a sorridere e scherzare anche di fronte alle disgrazie.
20120625
20120606
caciòla
via | gaz
caciòla = copricapo
Ad integrazione del post di em ecco la tipica caciòla.
I nostri vecchi la usavano sempre, calata in testa di lato, tipo basco, o come Paolini nella foto.
20120530
burino
via | Caigo
Burino: Il termine in origine stava ad indicare i braccianti Romani che lavoravano nella Maremma Romana, in seguito ha assunto un significato scherzoso, ma anche dispregiativo, per indicare una persona "poco elegante" ed ignorante.
20120525
20120523
20120520
20120516
20120505
sorare
via | em
soràre (rifless. soràrse) | 1. raffreddare, calmare; 2. sciorinare; 3. riposarsi dopo un lavoro; (fig.) 4. affievolirsi di un sentimento.
Corrisponde all'antico italiano "sciorare" (spandersi, sciorninare) dal lat. "exaurare" (da "aura" = aria): propriamente "spandere nell'aria".
[Turato e Durante, Dizionario etimologico veneto italiano, La Galiverna, 1995]
20120425
20120421
U cücu
via | Filo
Se u cücu u nu canta d'avrì, o ch'u l'é mortu o ch'u sta pe' murì
Se il cuculo non canta d'aprile, o che è morto o che sta per morire
Tuttavia, nonostante il detto, il cuculo è assai longevo e quindi anche se nessuno l'ha sentito cantare in aprile, ci sono buone probabilità di sentire il suo canto in maggio.
Come già avviene per l'italiano, anche molti termini dialettali sono di derivazione onomatopeica, così come il nome del cuculo si rifà al caratteristico suono che l'uccello emette quando canta.
Da "Dialetto ieri e oggi" di Renzo Villa
20120412
20120406
20120324
Zdora
via | Bluebabbler
zdora (s.f.) | massaia, casalinga
(da reggitora', o reggitrice della casa)
Una semplice definizione, per la zdora emiliano-romagnola, non basta.
La tradizione contadina la mette al centro della casa, come punto di riferimento sia per la cucina che per l'amministrazione.
I tempi cambiano ma la zdora rimane sempre una figura speciale. Schietta, energica, sempre affaccendata, in grado di mettere a tavola un reggimento e di tenere banco per ore su come la sua ricetta del ragù e del ripieno dei tortellini sia quella autentica.
Numerose le varianti in tutta la regione: rezdora, rasdora, arzdoura, arzdora, zdaura.
[foto di kiki follettosa]
20120321
ajon
via | Bluebabbler
ajòn (s.m.) | salamoia bolognese
Condimento della tradizione contadina emiliana composto da un trito di sale grosso, rosmarino, aglio, pepe, salvia.
Saporito, semplice e versatile, è in grado di insaporire anche un paio di ciabatte.
20120316
20120307
fatura
via | gaz
fatúra (s.f.) | faccenda, affare
fare le fatúre de casa =sbrigare le faccende domestiche
na bela fatúra el ga fato! = un bell'affare ha combinato!
20120302
resentìn
via | em
resentìn (s.m.) | (arte del) "risciacquo" con un goccio di grappa della tazzina dove si è bevuto il caffè [da: resentare = risciacquare]
similia tag | rasentin
20120228
rasentìn
via | em
rasentìn (s.m.) | (arte del) "risciacquo" con un goccio di grappa della tazzina dove si è bevuto il caffè [da: resentare = risciacquare]
similia tag | resentin
20120227
20120220
20120219
trevisan, renato
via | em
Solo oggi apprendo che il 17 ottobre 2011 è morto Renato Trevisan, ideatore del sito dialetto-veneto.it:
Il 17 ottobre è venuto a mancare Renato Trevisan, da tutti conosciuto come "el Mestro". Persona molto stimata ed amata in paese, per i suoi famigliari ha rappresentato fino all'ultimo un meraviglioso esempio di forza, coraggio e dignità. Nella sua vita non ha ricoperto incarichi istituzionali ufficiali, ma con le sue molteplici attività didattiche, culturali e ricreative, che seguiva nel tempo libero dal lavoro, ha lasciato un segno indelebile nei tanti ambienti da lui frequentati. Renato era conosciuto, innanzitutto, per la sua grande passione per la lingua veneta, cha ha coltivato a partire dagli anni '70, (...) dedicandosi con grande serietà allo studio del nostro dialetto, diventandone un fine e riconosciuto cultore, punto di riferimento per gli appassionati.
Gli amici del Bar Pessati
[dal bollettino parrocchiale di Solesino (PD), anno XLII, n. 338, gennaio-febbraio 2012]
Che dire. Buon Viaggio, Mestro.
20120218
20120216
Fòura du bestentu
via | FiloFòura du bestentu
ovvero una storia infinita
L'espressione è legata al carattere di alcune favole popolari, senza capo né coda, che non finivano mai e che sembravano fatte apposta per far addormentare gli ascoltatori.ovvero una storia infinita
"A fòura d 'u bestentu ch'a dura longu tempu"
Col tempo ha finito per indicare non più soltanto la favola vera e propria, ma per essere riferita a fatti o vicende della vita individuale e sociale. Favole del "bistento" potevano essere le liti interminabili, e le relative cause giudiziarie, o i lavori, pubblici o privati, di cui non si arrivava mai alla fine.
Secondo Mistral, la parola è presente nel nizzardo con le forme bestent e estent che ha il senso di esitare, ritardare, andare per le lunghe.
La foto è di Alberto Cane e ritrae un dipinto di Raffaele Conte.
20120205
mazz' e panelle
via | formichina
"Mazz' e panell
fanne 'e figli bell.
Panell senza mazze
fanne 'e figli pazze."
(Bastonate e panelle
fanno i figli belli.
Panelle senza bastonate
fanno i figli pazzi.)
Versione napoletana del celebre detto del bastone e della carota. 'E panelle sono panini dolci, per metonimia le coccole.
20120204
Fiatella
via | Shady
fiatella (s.f.) | alitosi
Ma ch'è magnato ier sera? C'è nà fiatella!
Cosa hai mangiato ieri sera? Hai un'alitosi..!
Ma ch'è magnato ier sera? C'è nà fiatella!
Cosa hai mangiato ieri sera? Hai un'alitosi..!
20120202
20120130
slaciugà
via | Ross20120126
20120124
20120116
scamù
via | Ross
scamù (s.m.) | baro, ladro, chi ruba sul peso
(derivato dal francese escamoteur, prestigiatore, imbroglione).
(derivato dal francese escamoteur, prestigiatore, imbroglione).
20120111
20120101
Non mi lassari sulu
via | gazNon mi lassari sulu
Ascutami,
parru a tia stasira
e mi pari di parrari o munnu.
Ti vogghiu diri
di non lassàrimi sulu
nta sta strata longa
chi non finisci mai
ed havi i jorna curti.
Ti vogghiu diri
chi quattr'occhi vidinu megghiu,
chi miliuna d'occhi
vidinu chiù luntanu,
e chi lu pisu spartutu nte spaddi
è diventa leggìu.
Ti vogghiu diri
ca si t'appoji a mia
e io m appoju a tia
non putemu cadiri
mancu si lu furturati
nn'assicutanu a vintati.
L'aceddi volanu a sbardu,
cantanu a sbardu,
nu cantu sulu è lamentu
e mori'ntall'aria.
Non calari ]'occhì,
ti vogghiu amicu a tavula;
e non è vero mai'
ca si deversu di mia
c'allongu i vrazza
e ti chiamu: frati...
Non mi lasciare solo
Ascoltami,
parlo a te stasera
e mi pare di parlare al mondo.
Ti voglio dire
di non lasciarmi solo
in questa strada lunga
che non finisce mai
e ha i giorni corti.
Ti voglio dire
che quattro occhi vedono meglio,
che milioni d'occhi
vedono più lontano,
e che il peso diviso sulle spalle
diventa leggero.
Ascoltami,
parlo a te stasera
e mi pare di parlare al mondo.
Ti voglio dire
di non lasciarmi solo
in questa strada lunga
che non finisce mai
e ha i giorni corti.
Ti voglio dire
che quattro occhi vedono meglio,
che milioni d'occhi
vedono più lontano,
e che il peso diviso sulle spalle
diventa leggero.
Ti voglio dire
che se ti appoggi a me
e io m'appoggio a te
non possiamo cadere
nemmeno se la bufera
c'insegue a ventate.
Gli uccelli volano a stormo,
cantano a stormo,
un canto solo è lamento
e muore nell'aria.
Non abbassare gli occhi,
ti voglio amico a tavola;
e non è vero mai
che sei diverso da me
che allungo le braccia
e ti chiamo fratello...
che se ti appoggi a me
e io m'appoggio a te
non possiamo cadere
nemmeno se la bufera
c'insegue a ventate.
Gli uccelli volano a stormo,
cantano a stormo,
un canto solo è lamento
e muore nell'aria.
Non abbassare gli occhi,
ti voglio amico a tavola;
e non è vero mai
che sei diverso da me
che allungo le braccia
e ti chiamo fratello...
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