baicolo
biscotto carratteristico di Venezia, la cui forma ricorda appunto il cefalo giovane.
Giuseppe Boerio, nel suo “Dizionario del dialetto veneziano” pubblicato nel 1856, così li descrive: “Pastareale condita di zucchero, spugnosa, biscottata e tagliata in fettucce sottilissime, che s’inzuppa nel caffè o simili bevande. Dicesi baicolo per similitudine, benché grossolana, alla figura dei piccolissimi cefali, chiamati appunto Baicoli”.
Famosa e storica la scatola di latta con il disegno del cavaliere che offre alla sua dama i baicoli e con questa scritta:
No gh’è a sto mondo, no, più bel biscotto,
più fin, più dolse, più liziero e san
per mogiar nela cìcara o nel goto,
del Baicolo nostro Veneziàn
Non c'è al mondo, no, più bel biscotto,
più fine, più dolce, più leggero e sano
per intingere nella tazza o nel bicchiere,
del Baicolo nostro veneziano.
più fin, più dolse, più liziero e san
per mogiar nela cìcara o nel goto,
del Baicolo nostro Veneziàn
Non c'è al mondo, no, più bel biscotto,
più fine, più dolce, più leggero e sano
per intingere nella tazza o nel bicchiere,
del Baicolo nostro veneziano.
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