Poiché non esiste un testo serio ed organico che tratti il vernacolo versiliese, sto facendo alcune considerazioni per conto mio e, prima o poi, chissà, provvederò alla stesura dell’opera mancante!
Proprio ieri, riflettendo sulle vocali “e” ed “o”, ho riscontrato che, molto spesso, laddove in italiano le suddette vocali sono aperte, in versiliese subiscono un fenomeno di chiusura, e viceversa.
Alcuni esempi di conversione di “é” in “è” e di “ó” in “ò”:
Baléna: balèna
Perché: perchè
Stélla: stèlla
Créta: crèta
Óra: òra
Lóro: lòro
Alcuni esempi in cui si verifica il fenomeno opposto (la vocale aperta diventa chiusa):
Intrèpido: intrépido
Proprio ieri, riflettendo sulle vocali “e” ed “o”, ho riscontrato che, molto spesso, laddove in italiano le suddette vocali sono aperte, in versiliese subiscono un fenomeno di chiusura, e viceversa.
Alcuni esempi di conversione di “é” in “è” e di “ó” in “ò”:
Baléna: balèna
Perché: perchè
Stélla: stèlla
Créta: crèta
Óra: òra
Lóro: lòro
Alcuni esempi in cui si verifica il fenomeno opposto (la vocale aperta diventa chiusa):
Intrèpido: intrépido
Crèpa (sostantivo): crépa
Flèbile: flébile
Mèglio: méglio
Ho (verbo "avere"): hó
Sò (verbo "sapere"): só
Oggi: óggi
(talvolta, la tendenza a “chiudere” queste vocali è talmente esasperata che si arriva ad alcuni "eccessi", come "ditto" ="détto" e "cùpriti!" = "copriti!" )
Il dittongo “uo” si trasforma in “ó” (indipendentemente dal fatto che nel dittongo in questione la “o” sia aperta o chiusa), con l’eccezione di “òmo” (uomo) in cui la “o” rimane aperta. Faccio alcuni esempi:
uòvo: óvo
ruòta: róta
vuòto: vóto
buòno: bóno
nuòto: nóto
nuotare: nóta’
casseruola: cazzaróla
Il dittongo “uo” si trasforma in “ó” (indipendentemente dal fatto che nel dittongo in questione la “o” sia aperta o chiusa), con l’eccezione di “òmo” (uomo) in cui la “o” rimane aperta. Faccio alcuni esempi:
uòvo: óvo
ruòta: róta
vuòto: vóto
buòno: bóno
nuòto: nóto
nuotare: nóta’
casseruola: cazzaróla
In alcuni casi il dittongo “uo” rimane invariato, come nei seguenti sostantivi: “cuore”, “suora”, “cuoco”, “tuono”, “suono” (i verbi “tuonare” e “suonare” diventano, però, rispettivamente “tóna’” e “sóna’’’).
Lo stesso fenomeno di chiusura vocalica si verifica nel dittongo “ie” (anche se, in questo caso, il dittongo viene quasi sempre mantenuto, tranne in alcune forme verbali come “téni!” al posto di “tieni!”):
Tièpido: tiépido
Piède: piéde
Biètola: biétola (anzi, in versiliese è “biéta”)
Liève: liéve
Fièno: fiéno
Pièno: piéno
Lo stesso fenomeno di chiusura vocalica si verifica nel dittongo “ie” (anche se, in questo caso, il dittongo viene quasi sempre mantenuto, tranne in alcune forme verbali come “téni!” al posto di “tieni!”):
Tièpido: tiépido
Piède: piéde
Biètola: biétola (anzi, in versiliese è “biéta”)
Liève: liéve
Fièno: fiéno
Pièno: piéno
Chièsa: chiésa
Anche qui, però, esiste qualche eccezione: ad es., la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo “venire”, è “vèni!” (si mantiene la “e” aperta) e non “véni!”.
Anche qui, però, esiste qualche eccezione: ad es., la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo “venire”, è “vèni!” (si mantiene la “e” aperta) e non “véni!”.
Certamente, per dare un senso a quanto scritto, dovrei scoprire il meccanismo in base al quale determinati fenomeni linguistici avvengono. Dovrei analizzare, caso per caso, il contesto fonetico e sillabico in cui le vocali si trasformano e pervenire, quindi, alle leggi che regolano tali mutazioni! (ehm...) Per ora mi sembra abbastanza intuitivo soltanto il fenomeno di "chiusura" vocalica nel dittongo: la vocale che si chiude, lo fa “uniformandosi” il più possibile alla vocale che la precede (la “o” che segue una “u” si chiude, così come succede alla“e” che segue una “i”).
Molto interessante, ma avrei bisogno dell'ausilio-audio!!! :)
RispondiEliminaBrava Cris
uahahahah!!! mò provvedo!!!
RispondiEliminaGaz, invece di dedicarmi alle faccende domestiche...guardà che me metto a pensà!!!
davvero istruttivo, valeva la pena rimandare le faccende... mi è rimasto solo un dubbio su perché: perchè... che destino ha la prima e?
RispondiEliminammm...da cinque minuti mi sto sforzando di pronunciare la parola "pèrchè"...senza riuscirci! :D
RispondiEliminaUff, però come sei pignolo...ok, la pronuncia è pérchè!
pignoleria? no: curiosità. è un post epico, volevo approfondire...
RispondiEliminaBene! Visto che hai apprezzato, mi accingo a proseguire il cammino intrapreso, addentrandomi EPICAMENTE nella coniugazione dei verbi! :)
RispondiEliminaesiste un libro di Gilberto Cocci
RispondiEliminaVOCABOLARIO VERSILIESE
G.BARBERA EDITORE 1956
in seconda edizione con integrazioni di SILVIO BELLI edizioni VERSILIA OGGI 1984