20140707

ferùme

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ferùme, fierùme (s.m.) 
1. tritume di fieno [da fiore + fen ("fieno" in veneto)..?]
2. rimasugli
3. (fig.?) limatura di metallo


fonti:
Mestro
Turato e Durante, Dizionario etimologico Veneto Italiano, La Galiverna, 1995

12 commenti:

  1. Un tempo questi erano veri scarti, ogni non hanno neppure il tempi di far "ruzzine", vanno al recupero (giustamente) :-)

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  2. Con questo post approfitto per esprimere un caro ricordo di el Mestro

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  3. e sapete quale ne sia l´etimologia? in catalano esiste la parola ferum

    http://www.diccionari.cat/lexicx.jsp?GECART=0063562

    che significa 'puzza', specie quella che emanano le fiere.

    Ma non ci vedo un rapporto...

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  4. @pep la tua curiosità mi ha fatto scoprire dell'altro... a breve aggiorno il post

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  5. l'etimo deriva certamente dal latino foenum=fieno e, forse in forma derivata, anche da fiori. Si tratta dell'accumulo di foglie e fiori che cadono durante la movimentazione del fieno, generalmente secco. Sinonimo di abbondante lavoro.

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  6. @em: correttissimo. Secondo la Marcato la derivazione è da attibuire al termine Fiore:
    http://books.google.it/books?id=mq0dAQAAIAAJ&hl=it&pg=RA1-PA73&img=1&pgis=1&dq=fiorume+etimolgia&sig=ACfU3U2IobViUVEcpyVgOo9a3oQVI62dHw&edge=0

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  7. @CE grazie. molto interessante l'evoluzione del suffisso "-ume".

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  8. "Sta lingua", poesia di Vincenzo Bandini, sperando che davvero i dialetti non si riducano a "lingue di morti"...

    Sta lingua la xe quela
    che doparava me nona stanote
    vardandome da dentro la soàsa.
    La boca stava sarà, le parole
    mi le sentiva ciare.
    Me nona
    la ga imparà sta lingua da le anguane
    che vien zo da le grote
    co sona mesanote
    caminando rasente le masiere:
    e da le róse
    dove le lava fódare e nissói
    se sente ciof e ciof sora le piere
    e te riva un ferume de parole
    supià dal vento
    che zola par le altane.
    Me nona
    se ga levà na note co le anguane
    par vegnere in sità.
    Par paura dei spiriti che va
    de sbrindolon tel scuro
    la diseva pai trosi la corona.
    La xe rivà de matina bonora:
    subito dopo un brolo de pomari
    ghe iera case e case da ogni banda.
    La domandava el nome de na strada,
    scoltando na sirena
    la xe rivà in filanda.
    «Senti sta tosa come che la parla»,
    i pensava vardandola tei oci
    i botegari e i coci,
    «la pare un stelarin che vien dai orti»…
    Sta lingua
    la so ma no la parlo,
    la xe lingua de morti

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  9. Grazie Smaralda per tutti i tuoi contributi :-) questa poesia, in particolare, è così bella e malinconica.

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  10. Grazie, non vorrei però esagerare, e diventare onnipresente(come el parsémolo...).Per me, come per tutti qui, credo, è un piacere poter salvare e condividere frammenti di conoscenze che purtroppo rischiano di perdersi.

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