20100323

dalle "i" di berlusconi alle "p" di cota

«Cota: più lingua piemontese nelle scuole»
Questo il grande titolo sovraimpresso su una veduta di Torino, con la Mole in primo piano, apparso oggi, 23 marzo, sulla prima pagina del quotidiano "La Padania", organo ufficiale della Lega.
Credo che nessuno pretenda dal candidato della destra alla Regione Piemonte, Roberto Cota, una pur minima conoscenza della linguistica, ma almeno una informazione sui numerosi dialetti parlati nella regione i suoi spin doctor avrebbero dovuto fornirgliela. Il ragazzo "dalla faccia pulita" alla ricerca disperata di voti negli ultimi giorni della campagna elettorale dopo aver sollecitato i più bassi istinti razzisti in compagnia del prode Mario Borghezio, gioca la carta del campanilismo più ignorante.
Qualche tempo fa su istigazione del suo collega Luca Zaia (candidato nel Veneto) Cota aveva presentato una singolare proposta di legge per imporre agli insegnanti, vincitori di cattedre in regioni diverse dalla loro provenienza, la conoscenza del dialetto locale, spacciato come seconda lingua.
Oggi, il novello Alighieri della Padania, ci fa sapere che se (malauguratamente diciamo noi), dovesse vincere le elezioni, imporrebbe nelle scuole della regione la "lingua" piemontese.
Peccato che tale lingua non esista. Infatti in Piemonte esistono tanti dialetti, molto diversi l'uno dall'altro, non assimilabili in un solo idioma.
Il giovanotto, nato in provincia di Novara, ignora ad esempio che il dialetto in uso nel capoluogo piemontese è diverso da quello che si pratica a 19 chilometri di distanza.
A Lombardore Canavese la parola acqua, usata a Torino, diventa "eva". Sempre restando nella provincia di Torino nella parte collinare è ancora in uso un dialetto diverso da quello parlato, ad esempio, nelle Valli di Lanzo o nel pinerolese.
Ancora più accentuate sono le diversità esistenti tra le varie province della regione.
Altro esempio: a Torino la parola bambino in dialetto diventa "cit". In provincia di Alessandria si dice invece "fantoc", con la lettera "c" dolce.
Avere la pretesa di governare il Piemonte senza sapere che in questa regione i dialetti censiti sono più di quaranta, uno diverso dall'altro, non è preoccupante, ma un po' ridicolo.
E non vale per inventare una lingua piemontese citare l'esempio della Sardegna. Nell'isola è stata scelta come base della lingua sarda il modo di parlare nel nuorese, considerato la matrice, per estenderlo in tutta la regione, anche se esistono tutt'ora differenze tra il cagliaritano, il sassarese e le altre province.
Suggeriamo a Cota che propugna la inesistente lingua piemontese di assumere come matrice il monferrino e più precisamente il paese di Callianetto, dove si dice (ma non è certo) che sarebbe nato Gianduja.
L'evoluzione della destra italiana è stata in pochi anni molto significativa. Si è passati dalle tre "I" (Internet, Impresa, Inglese) indicate da Berlusconi, alle tre "P" di Cota: Piemontese, Padania, Pirla.

Diego Novelli, 23 marzo 2010

4 comments:

gaz ha detto...

"...disapprovo totalmente l'uso rozzamente polemico e strumentale che viene fatto dei dialetti, non solo quello veneto."
Luigi Meneghello, 1997

Assolutamente da ribadire e condividere!

fausto ha detto...

mio dio! cota...non lo toccherei neanche con una canna da pesca.

Anonimo ha detto...

Spero che Cota legga questo tuo post! Esauriente e conciso!!! :-)

Jazzer ha detto...

standing ovation per Novelli e per em che l'ha citato.
Cota poi... non servono commenti!!!

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