Ho usato Guerceta, che poi sarebbe Querceta (frazione del comune di Seravezza) per riassumere un concetto. Quello delle consonanti velari Q e C (K) che in molti casi diventano G dura, la g di gatto, per intenderci. Ora, c'è da sapere che i versiliesi, i "fortemarmini" in particolare, sono di solito presi in giro dai viareggini per questa tendenza a sonorizzare le consonanti velari (k e q, appunto). Il più delle volte non si assiste ad una vera trasformazione di un suono in un altro, ma in una semplice contaminazione. Per cui, ad esempio, la c di casa sarà pronunciata come una sorta di ibrido, un incrocio tra la c e la g. Lo stesso fenomeno vale per la c palatale di cesta. Un fortemarmino è normalmente accusato di pronunciare digiotto anziché diciotto (ma è un'esagerazione!). Oppure gégìna anziché cecina (una buonissima torta salata fatta con la farina di ceci, che in Liguria chiamano farinata, se non erro).
Comunque, per riprendere il filo del discorso, in molti casi, dicevo, la g sostituisce inequivocabilmente la c dura e la q, come nei seguenti casi (i primi che mi son venuti in mente):
Pàssimi la garaffa (caraffa)
Quanto gósta quel vestito? (costa)
Del pane mangio solo la gròsta (crosta)
Vado a Guerceta a vede' l Palio de' micci (Querceta)
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