La prima, banalissima, constatazione è che gli infiniti dei verbi vengono sistematicamente “troncati”.
S'ha a dì d'anda'?
(pronunciato "saddìddanda'? letteralmente "si ha a dire di andare?" = "Insomma, andiamo o no?")
Non si tratta certo di una prerogativa versiliese, in quanto è ciò che accade nella maggior parte dei dialetti centro-meridionali. E quindi: mangià, dormì, core (correre), e così via.
I riflessivi, come già accennato in precedenti post, perdono la “r” che viene sostituita da una “s” (si ha un fenomeno di assimilazione consonantica, in quanto la “r” si uniforma alla lettera che segue, una “s” appunto): alzassi, véstissi, lavassi, stancassi, ecc. Da notare che, per quanto riguarda i verbi appartenenti alla seconda coniugazione (quelli che terminano in – ere) la “e” si trasforma in “i”: ricrédisi (ricredersi), illùdisi (illudersi), imbàttisi (imbattersi), ecc. Vengono accorciati anche i participi passati dei verbi appartenenti alla prima coniugazione (- are) e costituiti da più di due sillabe: bagno (bagnato), lascio (lasciato), tronco (troncato), lavo (lavato), ecc. Mentre i participi passati dei verbi appartenenti alla seconda e terza coniugazione, rimangono, di solito, invariati (dico "di solito", perchè proprio ora mi viene in mente "sentuto", che si usa in luogo del corretto "sentito", oppure "ditto" per "detto", "misso" per "messo"). Tra i participi passati dei verbi modali, troviamo “volsuto” al posto di "voluto" e "poduto" anziché "potuto". Per quanto riguarda la coniugazione dell’ausiliare “essere”, cambiano solo le tre persone del plurale. Quindi, nel caso dell'indicativo presente, abbiamo “sémo” (siamo); “sète” (siete); “ènno” (sono); nell’imperfetto, avremo “èrimo” (eravamo); èrite (eravate); èrino (erano). Nel congiuntivo imperfetto, troviamo "fussi, fusse, fùssimo, fùssite". La coniugazione dell’ausiliare “avere” all'indicativo presente rimane invariata rispetto all’italiano (a dire il vero, mi è capitato di sentire “abbiémo” al posto di “abbiamo”, come del resto anche per alcuni verbi non ausiliari, "andiémo via!", ma si tratta di una forma assai desueta). Nell’imperfetto, invece, troviamo : “avévimo” (avevamo); avévite (avevate); avévino (avevano). Talvolta, si fa un uso improprio dell'ausiliare avere, laddove lo si impiega al posto della cotruzione pronominale con il verbo essere. Per esempio: "hanno sposato in Chiesa" in luogo del corretto "si sono sposati in Chiesa".
I riflessivi, come già accennato in precedenti post, perdono la “r” che viene sostituita da una “s” (si ha un fenomeno di assimilazione consonantica, in quanto la “r” si uniforma alla lettera che segue, una “s” appunto): alzassi, véstissi, lavassi, stancassi, ecc. Da notare che, per quanto riguarda i verbi appartenenti alla seconda coniugazione (quelli che terminano in – ere) la “e” si trasforma in “i”: ricrédisi (ricredersi), illùdisi (illudersi), imbàttisi (imbattersi), ecc. Vengono accorciati anche i participi passati dei verbi appartenenti alla prima coniugazione (- are) e costituiti da più di due sillabe: bagno (bagnato), lascio (lasciato), tronco (troncato), lavo (lavato), ecc. Mentre i participi passati dei verbi appartenenti alla seconda e terza coniugazione, rimangono, di solito, invariati (dico "di solito", perchè proprio ora mi viene in mente "sentuto", che si usa in luogo del corretto "sentito", oppure "ditto" per "detto", "misso" per "messo"). Tra i participi passati dei verbi modali, troviamo “volsuto” al posto di "voluto" e "poduto" anziché "potuto". Per quanto riguarda la coniugazione dell’ausiliare “essere”, cambiano solo le tre persone del plurale. Quindi, nel caso dell'indicativo presente, abbiamo “sémo” (siamo); “sète” (siete); “ènno” (sono); nell’imperfetto, avremo “èrimo” (eravamo); èrite (eravate); èrino (erano). Nel congiuntivo imperfetto, troviamo "fussi, fusse, fùssimo, fùssite". La coniugazione dell’ausiliare “avere” all'indicativo presente rimane invariata rispetto all’italiano (a dire il vero, mi è capitato di sentire “abbiémo” al posto di “abbiamo”, come del resto anche per alcuni verbi non ausiliari, "andiémo via!", ma si tratta di una forma assai desueta). Nell’imperfetto, invece, troviamo : “avévimo” (avevamo); avévite (avevate); avévino (avevano). Talvolta, si fa un uso improprio dell'ausiliare avere, laddove lo si impiega al posto della cotruzione pronominale con il verbo essere. Per esempio: "hanno sposato in Chiesa" in luogo del corretto "si sono sposati in Chiesa".
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