Come noto ai più, il termine pòtta sta ad indicare i genitali femminili. In Versilia è però diffusissimo nelle espressioni esclamative, in particolare quelle che denotano sorpresa e meraviglia. Si sprecano, quindi, i vari: "pòtta, mì òmo!", "pòtta, Catè!" (questa fantomatica Catè - che sta per Caterina - ricorre anche in altre espressioni, tipo "bòna, Catè!", quando ci si rivolge a qualcuno che non capisce, o finge di non capire, ciò che gli viene detto); "póttarina!", "pòtta pòtta!" (quest'ultimo esprime, ancor più che sorpresa, una certa preoccupazione al cospetto di una situazione critica).
Da pòtta derivano, però, anche sostantivi quali: póttàta, es. "quante pottate!", "lu' lì è piéno di pottate!", che si potrebbe tradurre riduttivamente con "cazzate", ma in realtà contiene anche una connotazione di autocompiacimento nell'ostentare, un'attitudine a fare le cose in grande e, infatti, chi vive di pottate è un pottone, o una pottona; pòtta pari, ossia una donna che non si scompone, che non si strapazza certo di lavoro, non si affatica in nessun modo e pretende che tutto le sia servito su un piatto d'argento; pòtta tiépida (mi raccomando la "é" chiusa), una di quelle donne "noiose", che spesso risultano pesanti da sopportare, riconoscibili in genere già dal modo di parlare, per lo più infantile e cantilenante, ma anche dalla predisposizione a considerare problematiche delle situazioni che non hanno niente di serio. Una pòtta tiépida, ad esempio, non va in motorino perchè il casco le rovinerebbe l'acconciatura, per lo stesso motivo eviterà di fare il bagno al mare oppure, come la Bellucci, la testa non la muove proprio per non spettinarsi! Al ristorante ordinerà solo un'insalata per il terrore di ingrassare, spesso si lamenterà per un mal di testa, o un mal di stomaco, o per la stanchezza, e via di seguito.
Potta Tiepida è sicuramente moglie a Bodda Cocciana. Ora, uno co na madre che s'appella Dobba Nacoccia e na moje che je dicheno Potta Tiepida, vuoi che non s'en vada per Farnocchia a seguir virtute et canoscenza indossando n'armatura e i scarp del tennis...
RispondiEliminaEm: sto ridendo da 10 minuti e nun riesco a smette'!!! Uff, ma un c'avevi altro da 'nventà? :D Però forse hai dato uno spunto interessante alla Sara che, poverina, l'altro ieri si era cimentata nella stesura del prosieguo della storia e, ad opera quasi ultimata, je s'è piantato er pc e ha perso tutto!
RispondiEliminaPotta mi ricorda un intercalare diffusissimo nel dialetto bergamasco e bresciano (e per il quale io e i miei conterranei siamo spesso presi in giro):
RispondiEliminapòta.
E' una parolina viziosa, della quale è difficile definire la natura. Si adatta almeno a una decina di usi diversi, a seconda del tono e dell'espressione con cui viene pronunciata. Pota! da solo, sbottato, segnala un misto di stizza e rassegnazione e significa più o meno "Cosa ci posso fare? Così stanno i fatti", con una lieve sfumatura tendente al "Non è colpa mia", oppure "porta pazienza" (di solito accompagnato da un'alzata di spalle). Poi può indicare un appunto ("Pota, te l'avevo detto io"); o ancora, in coppia con l'avversativo però, esasperarne il significato e attriburgli il sapore di rimprovero ("Pota però, potevi avvisarmi prima").
In origine anche questo termine si riferiva volgarmente ai genitali femminili, ma ormai pochi sono a conoscenza di questo suo antico significato. Deriva, come anche la parola puttana, dal verbo latino putere (puzzare, in riferimento, in epoca romana, all'odore forte di corpi e di sesso che impregnava i luoghi in cui le prostitute erano costrette a vendersi).
Cris, e siamo già in due a nun smettè di ridè!
RispondiEliminaEm, ahahah...
Ross: non sapevo che anche nel tuo dialetto questa fosse una parola tanto ricorrente. Il tuo commento è davvero esauriente, anche da un punto di vista strettamente etimologico. Ciao!
RispondiEliminaGaz: dai, trova un modo per introdurre la figura di Potta Tiepida nella nostra favola! :)